Un Paese di Pentole, Caffettiere e Ricercatori

Un Paese di Pentole, Caffettiere e Ricercatori

Voglio qui ricordare la figura della signora Daniela Samarelli. Morta da poco. Non la conoscevo di persona, al massimo le avrò parlato un quarto d’ora, ma l’ho frequentata a lungo attraverso i sui libri (pochi ma interessanti) sull’industria cusiana dei casalinghi. Di lei ho letto sia “Un Paese di Pentole e Caffettiere”, dedicato appunto alla storia di alcuni prodotti simbolo di Omegna e del Cusio: la pentola a pressione e la caffettiera moka; e poi “Le Padrone del Vapore, sulla pentola pressione. Altro non ho letto e non so  neppure scritto altro. Comunque è già tanto.

Soprattutto il primo è un libretto meritevole, perché delinea la storia di due prodotti che hanno reso a lungo Omegna famosa: la pentola a pressione (targata a Lagostina) e la Moka Express (Bialetti). Ci voleva una non omegnese come lei, arrivata sul Lago in qualità di moglie di un noto industriale, a celebrare la rivoluzione di gusto della Moka Express e la inascoltata modernità della pentola a pressione. Una cittadina, Omegna, assai distratta, che non ha mai rafforzato la sua identità intorno a questi due “oggetti” (più filosofie di vita, direi). Un po’ ha fatto la Samarelli, ma avrebbe dovuto essere più letta e meditata.

La pentola a pressione è oggi superata dalla “non cucina” popolare: cioè da quella miriade di piatti pronti che il popolino usa, avendo disimparato la cucina: lenta o veloce che sia. La caffettiera Moka, invece, permane, anche se in parte superata da macchinette elettriche e caffè al bar o alla macchinetta automatica.

Io dico la mia. Preferisco il caffè della Moka rispetto a quello del bar, delle macchinette automatiche o delle macchinette elettriche da casa: è più caldo, morbido, avvolgente, lungo; non trovo differenze fra il caffè fatto con la Moka in acciaio e quello fatto dalla Moka in alluminio. Nel primo caso, però, se lo dimentichi sul fuoco si “scotta” assumendo profumi e gusti caramellati: L’alluminio è meno frettoloso: può dimenticarti la Moka sul fuoco per alcuni istanti in più; se hai una casa in cui vai poco: baita in montagna o casa al mare, è meglio che lì si usi una caffettiera napoletana: non sa di metallo, non ha gusti sgradevoli nonostante la si usi poco. Il caffè è meno corposo, ma diversamente buono; le caffettiere vanno lavate e sciacquate, nonostante quello che si diceva…

Allora, torniamo al discorso principale: saluto qui la signora Daniela Samarelli e la ringrazio per aver contribuito un poco alla diffusione della cultura del territorio in cui vivo.  Ars longa vita brevis!

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