To’ chi si rivede!

Ma guarda un po' che coincidenza: ieri  ero a Torino per l'assise della Vignaioli Piemontesi e parlavo con Eugenio del valore delle Guide. Io dicevo che il consumatore le legge (ma io no, davvero), lui sostenva, alla sua solita maniera "tranchant", che non valgono nulla e mi citava il caso del vino rosso di Cantalupo a Ghemme, Anno Primo 2005, respinto dalla commissione doc perché imperfetto, ma premiato coi tre bicchieri dal Gambero Rosso. Ed ecco che, oggi, a pranzo, mi hanno dato un bicchiere di questo nebbiolo del 2005. Il mio vicino di tavola, Mirco, ex sommelier da Peck, mi ha chiesto che vino fosse ed io l'ho a mia volta chiesto al cameriere: era lui. A distanza di sei anni dalla vendemmia e a due dall'imbottigliamento, è cambiato un po'. Ma non è un grande vino. Quando lo assaggiai la prima volta, due anni fa, mi sembrava sgraziato, soprattutto in bocca, dove le note amaro-acide erano prevalenti. Meglio al naso, con bei profumi fruttati-caramellati; poi l'ho riassaggiato l'anno dopo, e mi fece dubitare che ci fosse dentro del cabernet franc per le sue note amaro-erbacee. Oggi, terzo incontro, numero dantesco, lo trovo con profumi eleganti e puliti, ma in bocca ancora (e credo per sempre) aspro, amaro, non facilmente gradevole… se non bilanciato immediatamente con una fetta di salame… Un vino rustico, direi.

Non me ne voglia Arlunno, padre di ottimi vini: ieri, oggi e domani… ma credo che i tre bicchieri glieli abbiano dati sulla fiducia. Giusto o sbagliato che sia, non è un'indicazione sincera…

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