Ragionare di vino nei cortili del mondo

Mi interessavo già di vino, quando mi sono imbattuto in Andrea ed Umberto. Ero a Bologna, in altre faccende affaccendato, ed intorno ad un tavolo, in un cortile di un ristorante, ho scoperto la loro intenzione di aprire una rivista che parlasse di vino. Il luogo, nel ricordo, non è né particolarmente bello né l’avvenimento suscitò in me emozioni particolari: una fotografia e basta. Nulla sapevo e nulla seppi dei due per mesi. Fino al Vinitaly, quando li incontrai felici ed affaticati, mentre distribuivano la loro rivista: originale fin dal primo numero. Allora ero più serio: mi parve fin troppo originale. Però, ammisi a malincuore, si faceva leggere. Da allora è iniziata fra noi una collaborazione sfilacciata: qualche volta gli ho passato un pezzo, altre me lo hanno richiesto loro. Ma pochi, purtroppo pochi gli articoli pubblicati. Forse un poco di più le cose fatte insieme: giri, serate al ristorante, assaggi e valutazioni, iniziative editoriali, cene, convegni, uffici stampa volanti… Fino a questo addio. E intorno a noi, intanto, il vino che ha cambiato faccia, che è diventato altro…

In quel ristorante di Bologna, per capirci, se avessimo cercato avremmo potuto trovare qualche vino fatto male: che puzzava, che era fin troppo aspro, magari mingherlino, che aveva un gusto improponibile… Oggi, questi vini sono relegati ai margini: devi andarli a cercare in qualche circolo, in alcuni supermercati, nelle cantine del vino fai da te… I vini buoni sono ovunque. Bene. Però il consumo di vino è intanto calato. Non è contraddittorio? Le risposte comuni le sapete già: si fa meno attività fisica; si tiene alla linea; oppure è la potenza alcolica dei vini moderni a spaventare… e poi, adesso, c’è la patente a punti. Io credo, però, che il vino oggi si beva soprattutto in compagnia. Ma noi siamo sempre più da soli. E questo certo non favorisce i consumi.

Il vino, in questi anni, è inoltre diventato ancor più un prodotto immateriale: si compra e si beve al di là del suo gusto, della sua piacevolezza… Da aprirsi nelle occasioni “speciali”. Sempre meno contadino. Un po’ era così già ai tempi del ristorante bolognese: i sommelier recitavano (e recitano ancora) i mantra classici degli chateau, degli “iaia”, dei nobili vini… Qualcuno ha voluto, allora e negli anni dopo, democratizzare il vino, ma non c’è riuscito: anzi si sono aggiunti altri mantra, altre credenze irrazionali. I sommelier, oggi come allora, non comunicano ma si ergono a sacerdoti. Un prodotto inspiegabile, immateriale, che dà lustro, senza prezzo… come un oggetto di moda, di design… Questo spiega anche perché il vino è diventato ambito di forti investimenti privati: imprenditori, finanzieri, cantanti, attori, sportivi… tutti a farsi un proprio dorato rifugio in campagna, con la speranza che il popolo, cioè noi, compri i loro, quasi sempre costosi, vini. Alcuni ci hanno guadagnato, altri no. Non so se il vino renda anche a quel famoso pubblicitario che ha dichiarato che sì fa vino, ma non lo beve perché astemio: non poteva –domanda spontanea- fare succhi di frutta?! Potenza evocativa e redditizia (presunta) del vino.

Negli anni in cui ho condotto la mia sfilacciata collaborazione con Andrea ed Umberto (ed altri apparsi dopo che saluto), il vino è cambiato ulteriormente: barrique sì o no; vitigni migliorativi od uniformanti; nuovo o vecchio mondo; sughero o metallo; autoctono o globale; biologico o biodinamico… tanti i temi e tante le attenzioni che il vino ha suscitato e attirato. Forse fin troppe: non si parla mai in modo così scandaloso ed ampio di altre bevande dai limiti ancor più evidenti: gli zuccheri, gli aromi artificiali, gli zuccheri, i conservanti… Il vino paga lo scotto della fama, dell’essere un unicum di gusto, storia, territorio, uomini e tradizioni… da invidiare, invidiato.

Negli stessi anni, io ho continuato a frequentare il vino, entrando ed uscendo dal giornalismo specializzato: degustazioni, articoli, viaggi, lezioni… Il vino è per me ancora come la prima volta: chiacchiere, sorrisi, gusto, ebbrezza, scoperta, racconto… Girerò ancora per molti cortili, con la speranza d’incontrare un’altra volta Andrea ed Umberto od altri simpatici come loro con cui ragionare di luoghi, di amicizia, di persone e –soprattutto- di vino…

Riccardo Milan

Professore, giornalista e blogger

ps questo è il pezzo che ho scritto sull’ultimo numero della rivista "capitaALvino": rivista ironica, seria ma non seriosa, preparata ma non pedante… ci mancherà…
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2 thoughts on “Ragionare di vino nei cortili del mondo

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