Racchelli’s Goodbye

Public image / You got what you wanted / The public image belongs to me / It’s my entrance / My own creation / My grand finale

Ettore Racchelli è uscito di scena così come ha vissuto la politica: rapido, irruente, un po’ di prepotenza, velocità… forse un po’ troppo veloce per evitare di travolgere un pedone dopo un sorpasso, un piccolo scontro ed una sbandata: roba di secondi. Una vita. Lo hanno accusato di omicidio stradale e lo hanno condannato a più di quattro anni di carcere. Leggo di rito abbreviato, dunque la pena dovrebbe essere definitiva.

Mi è sembrata da una parte un uscita di scena in linea con un personaggio così talentuoso ed irruento (“di quel securo il fulmine / tenea dietro al baleno”, per dirla alla Manzoni); dall’altra un altro triste capitolo di un fine carriera politica che nasconde le qualità del personaggio pubblico Racchelli: un assessore determinato, capace di muovere grandi capitali, stimolatore di energie sopite… molto di quel che ha sognato ed ha fatto come assessore al turismo della Regione Piemonte è stato cancellato, qualcosa però è rimasto. Rimane soprattutto la consapevolezza dell’importanza del turismo e delle possibilità che la nostra regione ha; ci ha poi abituati “ad alzare l’asticella” e a porci delle sfide più alte di quelle che immaginavamo prima. Un buon allenamento…

Scrivo queste parole “vergine di servo encomio / e di codardo oltraggio”: per chiarire. Si tratta solo di una riflessione sull’amaro destino di molti di noi. E ringrazio qui i PIL ed Alessandro Manzoni per avermi aiutato a trovare le parole.

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