Peter Handke, il foraging e la teoria dei Raccoglitori

Ringrazio a nome di molti quei baristi che ti tengono l’inserto culturale dei giornali. Il mio si chiama “Nat” e ogni volta che mi vede, mi apostrofa gioioso: “Proofff… ho i giornali!”. Dice che gli inserti li leggo solo io. Non gli voglio credere. Mah!
Sull’inserto del Corriere della Sera di domenica scorsa, c’è un’intervista ad un autore tedesco di cui avevo solo sentito parlare (ma di cui ora voglio leggere qualche libro): Peter Handke. Condivido con lui la passione per la scrittura, i libri, i serbi, i boschi e il foraging: cioè l’aggirarsi per i boschi, i prati abbandonati per raccogliere erbe commestibili. Sull’officinale –io almeno- non mi azzardo.
Forse neppure lui. Leggo infatti che “Nella foresta qui intorno (Francia ndr) ci sono posti dove cresce l’aglio orsino… o l’erba cipollina selvatica, la si riconosce dal colore: non c’è un verede così scuro e brillante come quello dell’erba cipollina. E la rucola… si dice che a fondare le religioni siano stati i cacciatori. I raccoglitori –io sono uno di loro- non hanno fondato nulla. Hanno solo dato origine a quella smania collezionistica che forse è imparentata con il furore… mi piace raccogliere solo certi piccoli tesori…”.
Piccoli tesori commestibili. Piacere da raccoglitori.

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