Parole nuove

Succede sempre più di rado il trovare parole nuove. Almeno per me. Ma in pochi giorni ne ho trovate ben tre! Albedo, rattuppamare e racconsolare…
La prima, in realtà, mi era già nota, ma in un altro contesto. E’ la parola “albedo” che io sapevo indicare la capacità della luna di riflettere la luce solare. Invece me ne ha parlato alla cena dell’Accademia Italiana della Cucina la signora Fiore di Cannero. Fra una Focaccia di segale all’arancia ed olive ed un Luccio e luccioperca con gelatina di agrumi e spinaci freschi ci ha raccontato molto sugli agrumi, lodando pure lei la piacevolezza del Risotto al profumo di cedro con piselli e menta e la Grigliata di gamberi di fiume con maionese al bergamotto. Poco prima del dolce Semifreddo all’acqua di fiori d’arancio, la signora Fiore ci ha spiegato che l’albedo degli agrumi è la parte bianca fra il frutto e la buccia vera e propria. Nei cedri, per capirci, l’albedo è assai importante.
Molto meno importante il libretto che ho comprato su una bancarella da Omegna, al mercato delle pulci: “Le lezioni della mezzana” di un misterioso Damadaragapta. Un libretto senza senso del V anno dell’era fascista. Ovvero il nostro 1926. Non l’ho ancora letto, ma credo si tratti di erotismo soft, roba di altri tempi. Fra i titoli, il capitolo dieci suona misteriosamente “L’arte di rattupamarsi”. Ohibò, che significa? Non se ne trova traccia nei vocabolari, ma leggendo il capitoletto, sembra indicare la capacità di una giovane amante di far rivivere la passione di un amante abbandonato per abbracciarne un altro, lasciato poi a sua volta. Il penultimo, per intenderci, o anche qualcuno prima ancora nella lunga serie di illusi innamorati. Il tutto fatto con moine e falsità. Detto in parole nostre, la capacità di essere falsa, spergiura, fatale…
Ho letto invece tutta una raccolta di racconti che consiglio, “Mal di Caccia” del verbanese Annibale Bocchiola. Autore di racconti sulla natura, il ricordo, l’amicizia, i cani, il cibo dei pastori, una mitica montagna che non esiste più… il tutto con la scusa della caccia. Una prosa ricca, dettagliata, realistica ma con immagini poetiche, toni lirici usati senza esagerazione. Ben scritto, insomma un bravo, sconosciuto scrittore locale ma dall’afflato universale. In uno dei sui racconti usa il verbo “racconsoli”, che significa che? Pur non avendola mai io sentita prima, la parola esiste e significa “rasserenare consolando”. E bravo il nostro Bocchiola, autore di cui cercherò anche gli altri libri… la tua lettura mi ha certamente “racconsolato”.

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