Donne in bikini col telefonino

Estate, sono in una delle terme di Budapest e ho voglia di bere qualcosa: scendo verso gli spogliatoi, sbaglio direzione e vengo redarguito da un signora; dopo qualche istante, ritrovo la strada e recupero il portafoglio. Vado al bar e mi metto in fila con il vassoio in mano. Il portafoglio è scomodo: non ho tasche. Davanti a me tre ragazzine americane in bikini, carine, magre, smorfiose; chiedono in americano alla commessa (che capisce poco), mandano messaggi, parlano fra di loro, si fanno foto reciprocamente… e pagano con il cellulare. Tre ragazze e tre cellulari: un mondo di parole, foto e denaro. Comodo.

Autunno, sere dopo; molte settimane dopo Budapest, sono al Ristoro Primavera di Meina, Lago Maggiore, Novara: il locale è pulito, piacevole, con generosa cucina tradizionale italiana (pesce e carne, per intenderci), coogestito anche da un’associazione di genitori bambini down (che aiutano in cucina e nel servizio). Si mangia e si parla. Siamo una compagnia composita ed ognuno paga per sé. Il signore davanti a me paga col telefono, io con la carta… nessuno usa contanti. Il gestore dice “meglio così, impazzivo per i resti”, rispondendo alla mia sorpresa: “pagare col cellulare?”.

Niente, ecco pensavo, niente… il mondo cambia e noi litighiamo (o forse litigano per gestire e non sulla natura delle cose) per ridure il contante o eliminarlo… Forse è troppo, ma credo che in molti non lo usino più… un costume da bagno e un cellulare e sei a posto in tutte le terme del mondo! Cambi l’abito ma non il cellulare e sei a posto ovunque: il futuro…

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