Ode alla Grecia

In un piccolo paese sul Lago Maggiore, Nebbiuno, quelli del PD hanno organizzato una serata di solidarietà ideale con la Grecia: cena a tema e vini ellenici in abbinamento. Io ne ho approfittato perché nel pomeriggio ci sarebbe stato lì alla festa (e c’è stato) un incontro sulla riforma della scuola (la 107) tenuto dalla senatrice Elena Ferrara della commissione cultura. Brava interlocutrice ed appassionata politica.
La cena era ottima e i vini, tre, mi hanno restituito l’idea di un Paese che i vini li sa fare e che ha tradizione, modernità, intelligenza. Se si dimenticassero le furberie, sarebbero molto bravi (io penso). I vini erano questi tre: il Robola di Cefalonia Dop – Classic, annata 2014 e gradazione 12,5°. Leggo sul sito del venditore Athena srl un “Vino bianco secco, Denominazione di Origine Protetta Robola di Cefalonia – Bottiglia da 0,75 Lt. Vino con aromi fruttati e dal gusto sottile. Il terreno montagnoso e calcareo della zona Robola, con i suoi vigneti a basso rendimento, ha dato alla luce un unico, vino fresco e dinamico” (dinamico? Linguaggio futurista).La bottiglia si faceva notare e i racconti di viaggio dei miei commensali mi hanno restituito l’idea di una tradizione secolare, di feste agostane, di gioia dionisiaca. Il vino aveva profumi ricchi di vegetale, frutta bianca, note minerali. In bocca era secco, fresco, lungo, con una nota di sapidità che mi ha ricordato il mare;
il secondo vino era il Silektikon Bianco Vasdavanos, “piacevole vino bianco proveniente da vigneti rigorosamente selezionati – Bottiglia da 0,75 Lt. Creato dalle varietà Roditis e Moscato di Amburgo, un vino che è il processo di Blanc de Noir (vino bianco da vitigni a bacca rossa). Questo vino di colore chiaro si caratterizza per il ricco aroma di fiori, pieno di sapore . Servito fresco a 8-10 ° C e si adatta meravigliosamente con formaggio, pesce, carni bianche, insalate”. La mia bottiglia non aveva annata, 12,5°, e mi dava l’idea di un vino un po’ ossidato, agée per dirla con gentilezza. Infatti si sentiva l’alcol e forse un lieve mix di frutta bianca acerba, scorza vegetale. In bocca poi era asciutto, fresco, amarognolo sul finale;
il terzo vino era il Samena Bianco, che al pubblico è piaciuto di più, arrivando a paragonarlo al Sauternes, ma era altra cosa ovviamente: si tratta infatti di “vino bianco di Samos – Bottiglia da 0,75 Lt…. unione dei viticoltori di Samos. E’ un vino bianco brillante dal colore giallo pallido con aromi floreali e retrogusto di uve moscato. Ideale accompagnato a piatti come mussakà o pasticcio”. Anche qui nessuna annata, 12°, ma in compenso un profumo dolce di frutto a bacca bianca matura; uva spina in primis. In bocca è morbido ma chiude secco, gustoso, lungo, piacevole. Anche qui, sul finale, un po’ di sapidità.

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