Mosaico di Natale!

Natale è tempo d’incontri e di ricordi. Mi piace per questo pensare ad amici ed affetti, a sapori ed emozioni. Tutto in un ipotetico, pur incompleto, nonostante ciò auspicabile menù natalizio. Cosa mangerei e berrei a Natale, se fosse possibile assemblare piaceri, ricordi e suggestioni?

Ecco, comincerei assaggiando dei gamberi rossi di Mazara del Vallo. Buoni come quelli che ho assaggiato, “nature”, alla serata delle Stelle del Lago a Pettenasco; o protagonisti in quel bel “biscottone”, specialità del Magorabin di Torino. Cioè nella Millefoglie di lingua di vitello e gamberi rossi con gelatina di mandarino (slurp). Uno spumante non troppo aggressivo ad accompagnare: che ne so, magari un Trento doc da uve chardonnay. Uno, due, tre bicchieri… sei sette, nove gamberi… Wunderbar!

Poi un salto alla carne trita. Ne metterei sul piatto sia la versione tagliata al coltello, dimensione seme di limone, come quella che ho assaggiato all’Enoteca di Canale; sia quella tritata, come quella provata a Treiso, Trattoria del Risorgimento. In questo caso, pasticcerei la carne con olio, salse, spezie, aceti aromatizzati. Tanto pane. Nel primo, invece, pura e semplice. Forse solo un poco di pepe. E poco pane (magari il nero ossolano!). La barbera di Massimo Ponte andrebbe certo bene: uno o due bicchieri. Ottima!

Un po’ di insalata russa, poi, o quella fatta da me –con la ricetta misteriosa della maionese (a volte limone a volte solo aceto a volte un sottaceto…)- o quella assaggiata a Le Antiche Sere a Torino: ristorante tradizionale con un’antipatica in sala. Però si mangia bene. Magari anche un po’ di sedano rapa a julienne con maionese, come quello assaggiato alla Trattoria dell’Alba di Piadena. Uno o due bicchieri di pinot nero, magari del Mercurey Domaine Juillot del 1993, come quello ho assaggiato recentemente con Giorgio. Però anche un pinot nero più giovane andrebbe bene. Tipo il Kettmeir Maso Reiner che mi ha sorpreso a Canale. Oppure quel pinot nero neozelandese che vende l’Innominabile, Delta Wines. Nice wines!

Buona anche la freisa di Beccarla (Ozzano Monferrato) che berrei –uno o due bicchieri- con il risotto alla milanese aromatizzato con il Fernet Branca, che mi ha preparato Emanuele al Ristorante Roma di Oleggio. Good vibrations!

Poi vorrei un piatto, una fondina di tortellini in brodo. Quelli di mia madre, quando decide di usare carne buona per il brodo. Vorrei pure che, appena dopo, apparissero i Ravioli del Plin serviti nel tovagliolo bianco. Tiepidi, appena cotti. Sembra essere una tradizione langarola, ma io li ho assaggiati  alla Credenza di San Maurizio Canavese. Buoni, simpatico servizio. Da bere un vino non troppo impegnativo: cosa ne dite di un chianti toscano? Di buoni ce ne sono molti. Io ho bei ricordi dei chianti delle Cantine Leonardo da Vinci. Sceglierei uno di quelli. Bei ricordi!

E cosa mangiare ancora? Un bel bollito misto: testina, muscolo, lingua, cotechino, biancostato, ma anche pollo o cappone. Salse? Poche: mostarda piccante, pearà vicentina tiepida, salsa rafano allungata (la fa mio padre) e wasabi. Un buon bollito l’ho mangiato al Divin Porcello, serata dedicata alla Sagra del Bue Grasso di Moncalvo. Ovvio che qui uno o due o tre bicchieri di un bel nebbiolo ci vogliono. Cosa scegliere? Ghemme docg, gattinara docg, barolo docg… scelta ardua. Grandi vini!

Un wurstel svizzero, di quelli che mi porta "il" Lino, l’amico ticinese, con tanta salsa senape e crauti, potrebbe fare la sua comparsa. A questo punto. D’obbligo una birra importante. Magari una di quelle che fa Aris in casa: non si sa mai come vengano ed ogni volta è un mistero… Ampio mistero fermentativo!

A questo punto ci vorrebbe “Il Buco del Normanno” inventato dal mio amico Giorgio: una tazza di brodo caldo, addizionato con peperoncino e limone. Da bersi a piccoli sorsi per sistemare lo stomaco e prepararsi… a  cosa?

Ad un bel dolce, ovviamente: a me piace lo strudel, con la cannella. Oppure amo i gelati cremosi… In entrambi i casi li accompagnerei con il passito botritizzato Oro di Dora, Az. Gorghi Tondi. Graziosa interpretazione sicula di un classico francese.

Alla fine di tutto, ovvio, un bel Fernet Branca. Magari con la Coca Cola… “Fernandito” per tutti! E Buon Natale a tutti! Senza essere né blasfemi né anoressici né bulimici…

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