Metallica

Il vino fatto male ha in sé troppi metalli, spesso pesanti e dannosi (ma consolatevi: ci sono controlli all'uopo); il vino prezioso, il meglio di molte cantine, comincia invece ad avere il metallo intorno, non dentro. Intorno sotto forma di etichette metalliche: belle, spesse, che mutano con il tempo seguendo l'ossidazione. Negli scaffali dell'ultimo Vinitaly ne ho viste spuntare parecchie, non molte. E di due etichette ho avuto il piacere di assaggiare il vino di cui esse erano così eleganti palafrenieri.
Il primo vino era il Primitivo di Manduria doc Sessantanni “old wine” “vintage 2006” della Cantina Feudi di San Marzano, della provincia di Taranto. Un vino contenuto in una bottiglia scura, pesante, bordolese a spalla alta. La controetichetta (etichetta per chi la vede) è un elegante rettangolo di alluminio serigrafato in nero, bianco ed oro, con sfumature assai complesse. Elegantissima presentazione per un vino molto profumato, corposo, che è stato ben premiato da Luca Maroni, grande maestro. Un vino che consiglio, ricavato da un vigneto che ha una densità di 5mila alberelli per ettaro, vecchisimi vigneti su terra rossa, ricca di ossido di ferro, uva surmaturata, macerazioni lunghe e fermentazioni a temperatura controllata. Poi dodici mesi in barrique francesi ed americane. Un capolavoro di ingegno umano e di qualità naturali. Leggiamo ancora sul suo libretto: “profumo ampio e complesso, fruttato con sentori di prugne, confettura di ciliegia e note di tabacco, leggermente speziato. Vino di grande corpo, morbido”. Molto alcolico. Confermo tutto.
Altrettanto ricco, ma assai diverso, il Barbaresco docg Lorens 2006 (soprannome del padre) di Lodali. Un vino assai buono ed alcolico, 15°. Che ho assaggiato con un altro suo peso massimo, L'Alchimia 2008, un Langhe Rosso da 15°, mix di nebbiolo e Petit Verdot in parità. Mille bottiglie e 200 magnum di un vinone che passa 14 mesi in barrique e profuma di pepe, di spezie, di legno, di marmellata di frutta, di marmellata caramellizzata. In bocca è fresco, corposo, asciutto… momento dopo momento scopri nuovi profumi al. naso e nuovi gusti al palato. Piacevole e grande. Grande come il Barbaresco di cui sopra, più classico, che profumava di violette, di fiori secchi, di note dolci legnose… passa 18 mesi in barrique e tonneau nuovi, sei mesi in bottiglia. Buono e ricco, con un bouquet che evolveva momento dopo momento e in bocca i gusti si inseguivano e si mutavano nel tempo. Un bel vino alloggiato in una bottiglia bordolese pesante, vetro scuro, la cui controetichetta (etichetta per lo vede) è un ovale di ottone che, come ci ha ricordato il produttore, “muta nel tempo, con l'ossidazione”. Ed è bello così, vedere le diverse annate caratterizzate anche da diverse sfumature del metallo. Le scritte, eleganti, sono caratterizzate dal bianco, dal nero e dal rosso. Bella etichetta, forse più tradizionale della prima (c'è anche lo stemma di famiglia), senza sfumati, ma altrettanto ricca. Buon vino, ottimo.
Adesso lo sappiamo: quando ci troviamo di fronte ad un'etichetta di metallo, il vino è un super vino. Se vi piace il genere, cercate…

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