Ma quanto sono bravooooooo

Bella iniziativa quella dell’Ecomuseo del Cusio: una cena tematica, sulla tradizione, con abbinamento vini. I cuochi che gestiscono il Museo degli Alberghieri di Armeno ci hanno regalato un piccolo saggio della loro maestria: Tagliere di salumi locali, Sformatino di funghi del Mottarone e gorgonzola, Paniscia rivisitata (con uno spruzzo di salsa di acciughe e una foglia di cavolo a coprire), Filetto di pesce persico burro e salvia, Bocconcini di cervo con polenta, Torta di noci, castagne e miele e Focaccia di armeno. Una trentina gli ospiti della serata, quasi tutti giornalisti ed amministratori locali. Si festeggiavano i dieci anni dell’Ecomuseo. A colpi di burro, direi.

Mi è stato chiesto di fare gli abbinamenti. E di parlare al pubblico della serata su cibi tradizionali, vini e quant’altro. Andrea curava il servizio dei vini (e bene, visto che l’hanno assunto per altre iniziative). Io parlavo. Parlavo come il solito, mescolando competenze e scemenze. Un messaggio l’ho fatto passare: la differenza fra tradizione e territorio (vi invito a leggere a tal proposito il post “L’invenzione della tradizione”, in realtà un pezzo di articolo uscito sull’Eco del Verbano”).

I vini? Ho scelto un vino di Mirù di Ghemme e tre vini del Roccolo di Mezzomerico. Piccola, giovane, dinamica ditta novarese, condotta dai coniugi Gelmini. Dei modernisti senza tema, tutto barrique, tagli, resa bassa per ceppo… e così via. Vini buoni, ma poco tradizionali veramente. Il loro enologo, Introini, ha lavorato a lungo in Valtellina. Andrea mi dice, prima dalla Nino Negri poi dai Sertoli Salis. Comunque, torniamo ai vini. L’erbaluce Francesca (dal nome di una delle due figlie), Colline Novaresi Bianco doc 2006, ha un profumo molto forte ma povero di bouquet, in bocca è morbidissimo. Pronto, prontissimo. Corposo, circa 13 gradi. Ma come hanno fatto a rendere così un vinello magro, acidognolo e fine come l’erbaluce. Optiamo per tre risposte: taglio, piccolo, con altro vino; malolattica; resa bassissima sul vigneto e surmaturazione… Mistero!

Il secondo vino, la Vespolina di Mirù, del 2003, ci ha invece riportati per terra, al tradizionale vino novarese: magro, fresco, per nulla accomodante; ma dal profumo ricco… Perdeva pezzi nel bicchiere. Credo problemi di filtrazione. Stai attento Eugenio!

La seconda figlia Gelmini si chiama Valentina. A lei hanno dedicato un vino assai potente fatto con nebbiolo al 100×100. Il nostro era dell’annata 2001. Profumi forti di frutta rossa, legno (tanto). In bocca era corposo, caldo, pieno di gusto… Vinone.

Si è chiuso, con il passito Siduri, erbaluce e chardonnay. Annate 04 e 05. Un buon passito dai profumi intensi di panettone, miele, frutta esotica maturissima… Stava al dolce magnificamente.

Che fatica! Ogni tanto parlavo con Andrea, assaggiavamo; poi parlavo con il presidente dell’Ecomuseo; poi con quello della Comunità Montana dei Due Laghi; poi mi alzavo e spiegavo piatti e vini, poi facevo due risate con altri… Alla fine applausi. Tanti. Ma anche una voce che biscicava (“avevi una cicca in bocca” mi hanno detto. Poi). Troppo vino, troppe chiacchiere, troppo bravooooooooo…
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