L’Innominabile, io, la cincia bigia e le ballerine

Fa una certa impressione scoprire che il vino che stai bevendo è ricavato da vigneti in cui “vengono posizionati nidi artificiali per ospitare passeracei quali la cincia allegra, la cincia bigia, i codirossi, le ballerine…”. Alla lettura dei nomi, l'Innominabile ed io abbiamo sorriso, ridacchiato… vuoi mettere l'ambiguità dei nomi, la nostra totale ignoranza in materia, il fatto che avevamo già assaggiato sei tipologie di vino… Però, però poi pensi all'impegno e un po' t'impressioni. Ma lo fai a distanza di giorni dai sei vini e dai molti bicchieri. Sei vini sei dell'Azienda Agricola da Agricoltura Biologica (certificazione ICEA) Bellati Maria Carla di Acqui Terme, regione Monterosso. I vini erano offerti durante una serata della mini rassegna Gusto Antico, a cui ero stato chiamato come relatore per parlare di “agnolotti, agnellotti” e paste ripiene varie. Sede, ristorante Bocciofila di Borgomanero. Si è mangiato bene, nonostante il caratteraccio dello chef che farebbe pensare male. Invece si mangia bene, con punte elevate che un po' cozzano con aspetti minimalisti del locale, tipo i grissini industriali e il pane gelo. Ma tant'è. All'antipasto, un singolare Raviolo grosso, fatto a mo' di sacchetto chiuso da un filo di porro, a temperatura ambiente, ripieno di carne cruda all'albese e cinto da due macchie di salsa: maionese e pesto, abbiamo abbinato il Dolcetto d'Acqui 2009 doc. 12,5°. Un ottimo vino, poco amaro. Leggo sulle mie note: “profumi un po' chiusi ma puliti… amarene, ciliegie, un po' di acetico. In bocca è fresco, giovane e piacevole”. In questo e negli altri vini, l'azienda non aggiunge lieviti. Per cui, niente fermentazioni controllate. Solo enzimi per favorire la rottura della buccia. Con degli agnolotti di carne d'agnello, conditi con burro e salvia (buoni e saporiti), abbiamo assaggiato sia il Barbera Superiore Bellati del 2007, Monferrato doc, 13°, sia l'omologo del 2005. Anche qui niente lieviti e solforosa sotto i 60. Il vino, i vini anzi, non mi hanno impressionato. Meglio il Dolcetto. Però, ecco le mie note: “profumi profondi di amarena, di tostatura, di fondo di marmellata cotto, caramello di frutta, un po' di legno e un po' di alcol. In bocca è fresco, poi dolce, poi ancora fresco. Poco equilibrato. Buono, ma strano. Sbilanciata barbera. La versione 2005 è un po' meglio. I profumi sono gli stessi ma più lontani, profondi e permane una curiosa nota di volatile come se fosse giovane. In bocca è ancora fresco, ma meno, e l'equilibrio con le sostanze dolci è più evidente ma non perfetto. Buono più. Mentre passava una carne rollata che nulla ha aggiunto alle mie esperienze gustative, abbiamo attaccato ad assaggiare prima il vino bianco da tavola Monterosso (non ci è piaciuto, sembrava un po' ossidato), poi il Moscato e il Brachetto. Non male, discreto il Moscato: buono in bocca ma povero di profumi. Assai meglio, e da premio il Brachetto: Medaglia d'argento ad un recente concorso di vini biologici (non ricordo). Un bel successo per l'Azienda che bissa quello ottenuto con il Dolcetto (ma guarda un po': i vini che ho preferito!). E s'aggiunge alla ottenuta Bandiera Verde.
Bella storia Bellati: i contadini, ancora una volta, si dimostrano meglio dei signori della grande distribuzione. Là agricoltura biologica, nidi per le mie cincie, vini ed aziende premiate perché biologiche e a basso impatto ambientale; là, packaging non riutilizzabile, intasante, inquinante, prezzi da sfruttamento e niente nidi. Altroché cincie bigie e ballerine!

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