La Germania del Riesling vince ancora…

Trovare uno spazio comodo, non affollato negli stand del Vinitaly non è da tutti. Si può provare nella tendostruttura dedicata alle attrezzature enologiche oppure iscriversi –ma forse è un caso- ad una degustazione guidata. Così ho fatto io. Domenica mattina, avevo voglia di staccare dal turbinio, dal caos e così mi sono iscritto. A pagamento. Ho scelto di seguire una degustazione guidata di grandi riesling di tutto il mondo, condotta dalla nota giornalista inglese Jancis Robinson. In contemporanea ce ne era un’altra che m’interessava sui vini biologici francesi, ma ho preferito –non senza tentennamenti- la lezione della Jancis. Sorpresa: a parte alcuni giornalisti stranieri e qualche –raro- appassionato, la sala era mezza vuota (29 su 55 posti). Così come erano mezze vuote le sale attigue. Una coincidenza o un dato sociologico? Al Vinitaly si va semplicemente per bere, gratis e si snobbano l’approfondimento, la curiosità? Boh, forse sì forse no, magari era solo un caso. Comunque, mi siedo in prima fila ed ascolto la lezione dell’inglese che si può riassumere in alcuni concetti chiari: il riesling è l’unico vitigno che dà in certe condizioni climatiche, fredde, vini assai ricchi di bouquet, di sorprendente abbondanza di profumi; dolci, morbidi od abboccati ma di ottima freschezza; equilibrati e di bassa gradazione alcolica (si deve infatti spesso intervenire con lo zucchero); viene coltivato un po’ ovunque, ma in poche zone del mondo dà grandi risultati (Germania ed Austria, in primis; ma anche Australia ed Alsazia); le mutate condizioni climatiche stanno cambiando la geografia di produzione, che si sta spostando più a nord. Altre note sul riesling: per la Jancis è “the finest white wine in the world”, un vino che cambia molto in relazione al “terroir” e dunque ne è l’espressione migliore; poi invecchia piacevolmente. Il “sauvignon blanc non migliora invecchiando, forse alcuni chardonnay –tipo il montrachet- ma costano tanto. Il riesling è più economico”; il riesling ha poi gusto e profumo in poco alcol; il riesling è anche versatile: può essere secco, dolce, medio secco. Insomma un vino con ricca personalità…

Il primo che ha proposto in degustazione era lo Scharzhof Egon Muller Sharzhofberger 2007. A giudizio dei più, il migliore. Un vino poco alcolico, 9,5°, “perfect for sunday morning” (parole di Jancis). Profumi tanti: note dolci, vegetali, di miele, di frutta matura, di frutta acerba… lei ci sentiva il lime, le note minerali; in bocca era morbido, poi fresco, pieno ma non eccessivo, leggero. Buono, “wonderful concentration”. Ed era il prodotto base di quello che è “forse il miglior produttore di riesling al mondo”. Un’azienda colpita dalla Prima Guerra e distrutta dalla Seconda, e ogni volta ricostruita. I Muller, d’altra parte, sono nella valle della Saar dal 1797; lì, su terreni di ardesia che restituiscono un po’ di calore, coltivano le loro uve.

Secondo vino in degustazione, giro del mondo, il Dry Riesling Bel Canto 2008 di Pegasus Bay, Waipara Nuova Zelanda. Una concezione diversa; un vino sui 14°. Ha spiegato la Jancis che è solo da alcuni anni che la cultura del riesling si sta diffondendo in Australia; negli ultimi anni ne hanno capito le caratteristiche e stanno producendo vini bilanciati fra note fresche, dolci e speziate. Questo produttore, per esempio, usa uve botritizzate. Ma come era questo “campione neozelandese”? Al naso prevaleva il minerale, il lime/il limone, note agrumate. In bocca era fresco, poi morbido e non dolce, neppure abboccato, proprio secco; poi corposo, caldo di alcol, equilibrato nell’insieme. La Nuova Zelanda, ha detto la relatrice, “assomiglia all’Italia, perché il buon vino si associa al buon cibo”. In Nuova Zelanda “c’è un’ottima ristorazione, ci sono ottimi vini”. E i sapori di frutta accentuati nei vini neozelandesi sembrano essere causati dal ridotto strato di azono.

Terzo vino era il Watervale Riesling 2008 Grosset Springvale, Clare Valley Australia. Un vino che si potrebbe pensare arrivi “da una zona troppo calda per il riesling, ma questo vigneto è in alto, rinfrescato dai venti freddi della baia”. Il produttore “è l’Egon Muller australiano, ha molti contatti coi grandi produttori di riesling, vuole fare vini secchi e a lunga conservazione… usa lieviti naturali”. Il vino, tappato a vite, secondo la giornalista inglese “ne avrebbe sofferto, perché –a suo giudizio- questa chiusura rallenta l’invecchiamento del vino in bottiglia”. L’ho assaggiato ed ho trovato avesse profumi meno “riesling”, anche un poco chiusi. Anche meno frutto, anche se ipermaturo e in bocca era subito fresco, caldo di alcol (13°) e infine morbido, quasi abboccato. Buono, ma non mi è piaciuto tanto.

Quarto vino, il Prager Smaragd Achleiten 2007. Wachaau Austria -bel cambio di clima-, prodotto dalle uve più mature di una zona fra i terreni più a nord dell’azienda. Qui, infatti, il clima sta cambiando e per avere ancora il ricco patrimonio aromatico di quest’uva, l’azienda sta comprando terreni ancora più a nord. Anche qui ardesia (ma anche gneiss), anche qui “calore dell’Europa centrale”, la Pannonia degli antichi romani. Indubbiamente un vino più reisling, rispetto ai due dell’Oceania. Si sente profumo di minerale, di dolce, di miele, di spezie (lei, non io); in bocca è grasso, dolce, fresco… piacevole. Buono.

Quinto vino, il Keller Abtserde Grosses Gewachs Riesling Troken 2007. Zona: Rheinhessen, Germania. Il “migliore dei vini” di questo produttore, capofila di una schiera di rinnovatori che stanno cambiando la produzione di questa zona, una volta famosa per il suoi riesling simili a dell’acqua zuccherata. Infatti questo vino era secco. Un vino dai profumi piacevoli di minerale, vegetale e un poco di frutto tropicale. Una frutta che esce, momento dopo momento. In bocca è subito morbido, abboccato. Ma appena dopo si percepisce la freschezza, la sua equilibrata dolcezza, quasi secca… Il produttore “ha grandi ambizioni” e –direi io- ottime chances.

Sesto vino (ce n’era un settimo, un francese, ma era troppo ossidato, morto) il juncis_big Auslese 2006. Zona: Nahe, Germania. Si trattava di un vino dolcissimo, ricco di profumi e povero di alcol. Solo 8,5°. Un vino “da bersi da solo, in ogni momento della giornata”. Infatti aveva grandi profumi dolci: di frutta, di miele, di buccia di arancia caramellata, di miele (un poco); ed in bocca era sì dolce, ma il tutto bilanciato da un’insolita freschezza. Un riesling decisamente tipico. Wunderbar!

Alla fine della bella degustazione, Jancis Robinson ci ha fatto votare: io ed altri otto abbiamo votato per il primo; due per il terzo; quattro per il quarto; sette per il quinto; e sei per quest’ultimo. “La Germania del riesling –ha sottolineato Jancis- ha vinto ancora!”. Siamo d’accordo…

Visite: 1405

2 thoughts on “La Germania del Riesling vince ancora…

  1. Ho appena finito un corso sui vini del mondo qui in Inghilterra (Bristol) dove ho cominciato a capire qualcosa dei Riesling. Come dice Jancis sono vini straordinari, con una capacita’ di invecchiamento e di miglioramento con l’eta’ veramente impressionante, specialmente quelli delle zone classiche della Germania (Mosel, Nahe, Rheingau, Rheinhessen). E’ sicuramente un vino eccezionale e non mi sorprende che la sala fosse mezza vuota, visto che da noi e’ semisconosciuto. Oggi ne ho assaggiati due australiani, molto semplici ed entrambi del Sud Australia (Eden e Clare Valley), in zone abbastanza fredde. Semplici ma gustosi. Il mio relatore, un Master of Wine, ha proprio detto: e’ un vino da bersi come aperitivo la Domenica mattina. Giuro.

    Coincidentalmente ho conosciuto il figlio dei proprietari di Pegaus Bay, Canterbury, Nuova Zelanda, zona in crescita. Si chiama Edward ed e’ una persona simpaticissima, abbiamo passato 3 giorni insieme in Canada per lavoro, grandi vini, il Riesling non l’ho mai assaggiato pero’.

    Bravo tu ad andarci comunque, peccato che io al Vinitaly ci vado per lavoro e non riesco mai a muovermi dallo stand.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *