La carne piace meno un po’ a tutti

Sarà per la fidanzatina di un mio studente, sarà per la mamma della fidanzatina; o forse saranno le tante signore che negli anni ho conosciuto… saranno dati poco oggettivi, ma mi sono fatto l’idea che per il mondo femminile il consumo di carne sia poco attraente. Se ne nutrono poco, sono compiacenti con il loro uomo se vuole andare in una griglieria, ma lì cercano piuttosto la carne bianca o le verdure; se possono la eliminano dalla dieta perché “grassa”, “troppo carnea”, “di origine misteriosa”, “piena di ormoni”; oppure perché “vegetariane” dilettanti o professioniste. Dilettanti, perché non badano alla carne quando è ripieno di tortellini o di una lasagna; professioniste, perché chiedono, leggono, s’informano… e non amano che gli animali vengano uccisi.
Un non consumo che sta avanzando anche fra gli uomini giovani e questo a dispetto, direi comunque, della segretezza in cui gli animali vengono oggi allevati, macellati e sezionati. Non ci sono infatti più animali in giro, anche se le foto delle pubblicità ce li mostrano felici al pascolo; le stalle sono isolate, enormi, razionali; nessuno sa come vengano uccisi, sezionati e dove finiscano alcune parti degli stessi (sangue? ossa? frattaglie?) alimentando un’irragionevole paura per ciò che , ora, non conosciamo più. Vedi il caso della carne di cavallo nelle lasagne…
Fanno bene i produttori di carne ad affidarsi a ricerche promozionali come questa

, ma forse farebbero meglio a lavorare su parametri di qualità e trasparenza in cui dire, comunicare, condividere: se vuoi una carne di animale allevato così e ucciso così, paga questo; se vuoi pagar di meno, ti diciamo che questo si fa con queste parti di animale… una sorta di piramide dop che faccia uscire l’allevamento dal limbo e non alimenti più leggende metropolitane. I vegetariani esisteranno sempre, ma almeno i consumatori non si sentiranno presi in giro quando alla Tv passeranno immagini surreali di animali al pascolo.

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