Jacopo fecit, Jacopo pinxit

A giudizio dei traduttori, il suo italiano è orribile. A me non sembra. L’ho guardata e leggiucchiata la sua guida. E nella mia prima vita faccio il professore di lingua e letteratura italiana: sono allenato a beccare gli errori, siano essi di grammatica, di sintassi, di quel che volete… Forse lo stile, qua e là. Però, nel complesso, buona guida. A cura del Distretto Turistico dei Laghi, “Enogastronomia & 900 Ristoranti”. In vendita non so dove e a me regalata dal di cui sopra. Errori niente? Tutto ok? No, qualche cosa, dopo una lettura superficiale lo avrei da dire: in primo luogo, perché l’autore del testo segnala dei ristoranti e dei negozi. Perchè quelli e non altri? Che sia una “marchetta”? Ma non è stato pagato dal Distretto? Teniamo poi conto che, dopo la parte introduttiva e le relative traduzioni, c’è un lungo elenco con tutti, proprio tutti, i ristoranti della provincia del Vco e dell’alto novarese. Insomma, di tutta l’area promozionata dal Distretto piemontese dei Laghi. Mancano le botteghe, vero, ma i ristoranti ci sono… Marchetta, direi.

E poi sarebbe bene dire qualcosa di esatto sul “mitico” vino ossolano, cioè di quel vino prodotto nell’estremo lembo nord del Piemonte. Che, in primo luogo, esiste una sola casa vinicola che lo produce: la Casa Vinicola F.lli Garrone di Bisate di Crevoladossola, che poi lo commercializza con etichette proprie oppure lo cede ad un altro paio di marchi (ma lo imbottiglia e lo produce lei). Dunque i nomi Prunent, Ca’ d’Matè, Tarlapp, Baloss… etc non indicano tipologie ma solo marchi aziendali di vini da tavola (e dunque per legge aperti a tutto: vini, vitigni, zone di produzione). Si dovrebbe anche dire che l’unica garanzia che quel vino sia fatto solo o in gran parte con uve prodotte sulle pendici delle montagne ossolane è data dall’onestà intellettuale dei (del) produttori. Su alcune bottiglie (ma c’è anche lo sfuso: bollato pure esso?) è appiccicato un bollino dell’Associazione Produttori Agricoli Ossolani, una autocertificazione. Chi la garantisce? Ancora una volta l’onestà intellettuale dell’imbottigliatore e, in più, dei produttori agricoli. Abbastanza? Direi di sì, ma con riserva. Non sarebbe stato meglio, dopo quindici anni, arrivare ad una doc? Ci saremmo sentiti più garantiti, altri avrebbero iniziato ad imbottigliare… Con meno dubbi di ora. Voi direte: affaruccio da poco. Qualche migliaio di bottiglie in un mare magnum di vino… Sì, ma queste bottiglie sono in tutti i ristoranti del posto. Se ne parla sui giornali. Le lustrano amministratori e politici locali (che poi votano leggi liberticide sul consumo di alcol e, ovvio, di vino). Vengono portate in fiere e manifestazioni varie. Vengono vendute ad un prezzo interessante (per chi vende) e con interessanti entrature in molti locali. Io insisto: sarebbe stata meglio una doc…

E che gli autori si informino meglio.

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