Io cinquanta, Lei ventidue

Io cinquanta, Lei ventidue

Detto così, potrebbe essere l’incipit di una storia d’amore stile Abelardo ed Eloise. Ma non è del tutto così. E’ infatti sempre una storia d’amore, ma amore per il vino. Un sentimento confuso che s’insinua e tituba fra lustrini, curve aromatiche, profumi fragranti, piacere per l’immediato e piacere per l’attesa.

Ma ora racconto. Qualche giorno fa ho compiuto 50 anni. Che dire? Non ci avrei mai creduto, a ventanni. Ma eccomi qui! A tavola con Monica e Filippo (e anche con Simone) ho aperto una bottiglia di ghemme doc del 1990. Ventidue anni fa! Mi fu regalata da Eugenio Arlunno che allora produceva questo doc con il logo del satiro e la scrittà Mirù, soprannome locale degli Arlunno. Cognome chiaramente longobardeggiante molto comune a Ghemme. La tenevo lì, in cantina, insieme ad una smilza pattuglia di ghemme ’90, gattinara ’90 e cosucce simili.

Il 1990 fu un’ottima annata. Ciclo vegetativo perfetto. Esate calda ma non siccitosa. Autunno caldo. L’uva venne ottima, quasi passita. Fu la prima annata buona dopo tante annate mediocri. Fu la prima di una serie di grandi annate che sarebbero venute.

Eugenio vinificava in maniera tradizionale: acciaio e legno grande. I suoi vini erano difficili da giovani, ma accondiscendenti in là negli anni. Però erano passati 22 anni! Come sarebbe stato il vino?

Aperto con cura, caraffato, servito in bei bicchieri ampi, il ghemme ha dato inaspettate soddisfazioni: il colore era il suo: rosso rubino scarico, con note di arancaito ai bordi. Ma brillante, limpido e pulito. Senza residui; al naso sapeva di alcol, un che di legnoso, di chiuso che si è perso nel corso della serata, lasciando spazio ad un leggero profumo di ciliegia sotto spirito; assaggiandolo, però, la migliore sorpresa: era morbido, asciutto, con retrogusto di ciliegia evidente. Equlibrato nonostante l’età…

Che dire? Per me una sorpresa. Per chi ama il ghemme (oggi docg) una conferma delle sue doti di durata. Per chi ama i vini che si evolvono nel tempo un suggerimento. Per chi ama i vini pronti una via da non percorrere.

Mentre bevevo e pensavo ai fatti miei non ho potuto non notare che il mio ghemme doc si adattava benissimo all’ottima porchetta che mi aveva regalato giorni prima Eraldo Bordi, macellaio in quel di San Ginesio, Macerata Marche. E poi alle fette di formaggio pecorino. Alla pasta carbonara. A tante cose della ricca, improvvisata tavolata. Altro che gli abbinamenti con cacciagione ed altre amenità… il ghemme docg va bene con molti cibi!

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