In compagnia di un etilista

Sono stato due giorni in compagnia di un etilista, di un “ubriacone” per intenderci. Ma alcolizzato andrebbe  ancora meglio, perché “ubriacone” richiama voci grosse, sguaiate. Mentre l’alcolizzato, l’etilista è apparentemente fine, normale, nascosto dalle sue bugie.

Beve, ma di nascosto; non mangia, dice di aver mangiato; regge i rapporti sociali, ma ti accorgi che qualcosa non va: esagera, sproloquia, vaneggia; poi il corpo cede: trema, inciampa, si “grippa”, ma lui non cede: l’alcool gli regala inediti sprazzi di umore, ragionamenti apparentemente lucidi ma contorti negli esiti, esagerati nell’esposizione. Racconta “balle”: si allontana per andare in bagno, ma fa una puntata al bar; beve caffè, ma addizionato con liquore… caffè, tanti caffè. E poi beve vino. Ti fa piacere saperlo. Anche a te piace il vino. Ma lui è diverso: lui beve “alla goccia”. Tutto in un fiato. Ma lo fa, quando ti distrai. Sennò ti ascolta, sorseggia, ti parla con tono basso, voce un po’ rauca (fuma, infatti, molto) e ti parla di fantasie che lui dice essere vere.  Ci crederà lui alle sue “balle”? O la fantasia psicotropa donatagli dall’alcool ha preso il sopravvento? Non so…

Lo guardo è penso che è bella la cultura edonistica del vino, dell’alcol in generale… Ti intriga la storia, ti appassiona il produttore, ti fai prendere dalla curiosità, annusi e sorseggi, accetti l’ebbrezza momentanea, valuti e ti confronti…  Possiedi e non sei posseduto. Il mio povero amico, invece, è posseduto dall’alcol che gli regala bugie valide più per se stesso che per gli altri. Noi infatti ci accorgiamo di tutto, della sua vera natura. Finché dura… L’alcol prima sostiene ma poi distrugge.

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