Il tappo di Leo

Il tappo di Leo

Ce l’ho ancora nel cassetto delle posate. Un tappo di plastica a leva, per lo spumante. La scritta Venegazzù è sbiadita da tempo. D’altra parte sarà stato il 1992 o 1993, quando io e “Leo” Avellis siamo transitati davanto all’omonimo stand del Vinitaly e, mentre “Leo” mi diceva parole tipo “ah, la Venegazzù… grande azienda…”, è uscito un signore che ci ha regalato questo tappo che ancora conservo (e non uso). Poi “Leo” è morto e la sua rivista “Albergo Italia”, a cui collaboravo, ha chiuso… E di lui, oltre al ricordo, conservo il tappo da spumante… sbiadito come il ricordo.

Ma è tutto riapparso chiaro, domenica scorsa, mentre curiosavo fra le bottiglie in degustazione al Castello Inferiore di Marostica, bella cittadina veneta famosa per la sua piazza a scacchiera.

In un secchiello per il ghiaccio, si manteneva a temperatura una bottiglia di Asolo Prosecco docg Superiore Venegazzù. O meglio: Conte Loredan Gasparini Venegazzù… E ancor più nel dettaglio “In Venegazzù di Volpago del Montello, nel cuore dell’Alta Marca Trevigiana, si estendono gli 80 ettari dei vigneti dell’Azienda Agricola Conte Loredan Gasparini…”. Le uve di prosecco “sono coltivate in terreni minerali… carattere strutturato. Nella versione Superiore si tratta delle uve di “una vecchia vigna del 1969. Viene vinificata separatamente e spumantizzata partendo direttamente dal mosto, che coonservato a bassa temperatura, fermenta molto lentamente mantenendo una fragranza incredibile”.

Questa la prosa, ma mentre lo sorseggiavo pensavo a “Leo” e al suo carattere particolare, alla sua genialità… a lui sarebbe piaciuto esserci e avrebbe fatto centinaia di fotografie.

E come era il vino? Buono, davvero. Al di là degli aspetti sentimentali, buono. Ne ho bevuto un altro bicchiere, dedicandolo al futuro e non più al passato. Ed ho lasciato lì i tappi. Prosit!

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