Il barolo in cinese

Inaspettato squarcio sociologico: Gianni e la sua Panta Rei vendono vino a Prato, anche alla comunità cinese. I cui maggiorenti, i ricchi, hanno idee ben chiare su ciò che si debba bere: cognac buono ma non troppo costoso (a centinaia di bottiglie, mi dice Gianni); champagne, buoni ma non famosi, nelle grandi occasioni, tipo matrimoni (grandi, affollati, mangiare assai e bere ancor più…) e vini preziosi, come il barolo docg. Che i suoi clienti di Prato (che sono poi uno o due) sentono come vino di lusso, di alta qualità, per il quale sono disposti sì a spendere, ma non tanto quanto pensiamo noi che debbano spendere i ricchi occidentali e cinesi. Lo vogliono buono e sui venti euro. Oggi è già un bel pagare, ieri avrebbe fatto storcere il naso: come un barolo docg a 20 euro? Si parlava di 20 – 25 euro franco cantina, come minimo. Ma “thinghs have changed” ed ora è già un buon prendere poco oltre i dieci euro a bottiglia. Sì, perché Gianni non lo fabbrica in solaio o in cantina, ma lo compra direttamente da un'azienda, una società fra due nomi noti nella Langa, ma resi misteriosi dalla scritta in etichetta: “imbottigliato da ICQ CN5290 in La Morra”. Il barolo docg è quello dell'annata 2005, 14°, che assaggerò -e poi dirò-. Ma ora quello che mi ha incuriosito di più è che i compratori cinesi hanno detto al mio amico che le etichette classiche del barolo docg erano “tristi” e “rendevano triste” questo vino da consumarsi soprattutto ai matrimoni. Per cui, ecco fatto, Gianni ha creato per loro un'etichetta festaiola, rossa e gialla, i colori della fortuna e del buon augurio per i cinesi. Ne è venuta fuori una bottiglia piacevole, inusuale… un barolo docg un poco “globalizzato”, per un mondo che, anche se non vogliamo capirlo, si assomiglia sempre più… Cin cin!

Ecco la foto… cliccate e vedrete.
 

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