I Vini del Parco

Sono anni che seguo da lontano la rassegna gastronomica “I Sentieri del Gusto”. E sono anni che ne apprezzo le finalità: valorizzazione della cucina tradizionale (o presunta tale e comunque verosimile) e dunque dell’identità territoriale, promozione dei locali noti e meno noti che operano nei comuni del Parco Nazionale ValGrande (più o meno, direi, a volte si esce), riscoperta di antiche ricette ed utilizzo di prodotti del loco… Mi ha però sempre colpito, di contro, la minor cura riservata ai vini e alle acque minerali proposte con i rigorosi menù a tema.
Per capirci, quest’anno il tema era il pesce di acqua dolce e nei menu impera la trota (quale?) in ogni forma: cotta, cruda, uova di, al forno, in padella, al cartoccio; ma non manca neppure il lavarello o il persico o il salmerino o le rane o la carpa o i gamberi di acqua dolce o la bottatrice o l’alborella o il gardon. Un filo conduttore dunque c’è. Ma la lettura delle acque e dei vini proposti ci restituisce un gran caos primigenio: acqua di fonte, microfiltrata, naturale di fonte (ma è potabile?), naturale (esiste anche quella innaturale? Bah!?), fonte Alpia, di Crodo, di Bognanco, acqua della fonte e frizzante, Chiarella della Val Menaggio; così anche nei vini: barbera piemonte doc, colline novaresi, rosato di raboso, prosecco, chardonnay, barbera d’asti, cortese, arneis, filtrato dolce, favorita delle langhe doc, dolcetto delle langhe doc, bianco ossolano, roero arneis doc, erbaluce (ma non è proibito usare questo nome per i vini novaresi?), bianco rustico, rosso ossolanum (ma esiste ancora?), birra artigianale, rosato biologico… grande libertà d’azione dunque, anche se, debbo dire, i produttori sono sempre correttamente indicati.
Se fossi nei panni degli organizzatori troverei ogni anno un filo conduttore anche per i vini: i vini dei Parchi Nazionali, per esempio (magari per felici interscambi); vini biologici e/o biodinamici; vini delle Alpi; vini dei laghi italiani, vini da terreni vulcanici… Certo, si uscirebbe dal locale, ma –semel in anno- si metterebbe ordine nel caos e si darebbe un motivo ulteriore di interesse per i clienti.
Forse questo basterebbe a svecchiare una formula che ha ed ha avuto grande successo in passato ma che sembra essere stata superata da altre tipologie di manifestazioni enogastronomiche: degustazioni open air, percorsi tematici a piedi, degustazioni con isole gastronomiche…

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