I Sommersi e i Salvati

I Sommersi e i Salvati

I sommersi di Levi non sono necessariamente i più deboli (di carattere, di forza, di resilienza), ma sono certo i più inadatti a sopravvivere in un sistema opprimente, innaturale, ad alto tasso di mortalità. I salvati invece lo sono. Se l’immagine dei campi di concentramento vi sembra forte ed inopportuna, pensate a Darwin.

Questa riflessione la faccio perché ho passato due giorni della mia vita con un produttore di riso della Bassa. Il quale era innamorato del suo lavoro, ma me ne ha fatto un quadro tragico: sempre meno gente in campagna, poche donne per gli agricoltori, tanto lavoro e al di là di ogni immaginazione, qualche donnina nei locali per sfogarsi, pochi euro per quintale; poca forza contrattuale nei confronti delle riserie, dei trasformatori, dei supermercati, della concorrenza internazionale senza dazi; tipologie diverse spacciate per quelle pregiate; il furto di sostanze chimiche… Un piccolo inferno padano, se credessi a tutte le sue parole. Un chiaroscuro, probabilmente.

Poche settimane dopo sono stato invitato ad un Premio Internazionale a Casalbeltrame. A casa di un produttore di riso. E sono stato proiettato in un modo assai diverso: tipologie di riso costose, belle donne ovunque, arte, alta cucina, design, vini e birre di qualità… una “sweet life” nella Bassa che cozzava con le parole del mio casuale amico risaiolo.

Dove sta il nesso. Forse nel fatto che il mercato oggi è in mano di pochi che comandano. Se vuoi smarcarti, vivere meglio, ti devi “inventare” qualcosa: qualità estetica, qualità intrinseca particolare, certificazioni, comunicazione… se vuoi salvarti devi prenderne atto. Sennò sarai sommerso.

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