Giochi d’ombre

Un collega va in pensione e mi passa alcuni dei suoi incarichi. Fra cui il far parte di una giuria tecnica: la giuria della rassegna gastronomica “I sentieri del gusto”, organizzata dal Parco Nazionale della Valgrande sotto l’egida dell’associazione Le donne del Parco. Obiettivo: la promozione dei prodotti locali, della cucina in stile tradizionale, dei locali in cui detta cucina viene proposta, delle ricette cosiddette tipiche. In due anni, non ho fatto molto. Se non spendere due pomeriggi ad assaggiare piatti selezionati da altri. Quest’anno, il pomeriggio è stato quello di lunedì scorso. Quando, dopo breve e confuso preavviso, sono arrivato puntuale al Formont di Villadossola. La Giuria era composta da altri quattro signori: la direttrice del Formont, un professore dello stesso, l’ex presidente del Parco (simpatico e buongustaio) e un cuoco. I ristoratori selezionati, fra i molti aderenti alla Rassegna, quattro. Io non so nulla, nulla mi era stato detto: né chi faceva parte della giuria, né chi aveva selezionato i ristoratori, né altro… Buio, ombre. Solo un tagliando in cui mi si chiedeva di esprimere un giudizio da uno a dieci per tre parametri: gusto, presentazione, abbinamento vino. Partecipanti (finalisti di qualcosa?), quattro. Il primo, che solo dopo ho scoperto essere il Circolo di Cicogna, aveva presentato un grasso, grosso, esagerato, saporito, calorico… piatto di Cannelloni farciti di ricotta, erbe aromatiche e di campo, salsa al formaggio ed asparagi selvatici. Saporito, gustoso, riempiente, piatto unico. Discreto. Male, invece, l’abbinamento con il vino: il cortese piemonte Alciati Rosa (11,5°). Il vino era magrolino, poco profumato, sulfureo. Non era gradevole in sé e neppure era adatto ad un piatto saporito come quello proposto.

Decisamente meglio, per me il miglior piatto, la Tartelletta con ricotta, semi e fiori e bagna cauda con aglio orsino. Un piatto bello da vedere, più delicato del primo, molto meno grasso e meno calorico; anche se un po’ scomposto nell’insieme: la Tartelletta e l’insalatina sotto mal si componevano, obbligando i commensali a romperla, poi cercare la salsa, poi il ripieno, poi l’insalatina. Un piatto da cucchiaio, mi verrebbe da dire. Almeno nell’incavo questi elementi si collegano. Però, non male. Ha poi vinto ed era opera del ristorante Le Colonne di Santa Maria Maggiore. Vino in abbinamento, l’erbaluce di caluso Renato Bianco del 2008 (12,5°). Un vino profumato, gradevole; in bocca corposo, morbido, equilibrato. Discreto. Sarebbe andato meglio anche con il piatto di prima.

Terzo concorrente, il Circolo di Craveggia, con una Frittatina (in realtà una frittatona) agli asparagi selvatici, insalatina su demi glace di faraona. Non male: saporito al punto giusto; l’insalata mangiabile tranne le due carote a rosetta. Non bella la presentazione ed esagerata la porzione. Il vino in abbinamento un cattivo vino bianco di Crodo, IPA, uno chardonnay del 2008 che profumava di mele, di idromele, di zolfo; era pieno di bollicine e sembrava al palato già vecchio. Acido e magro nell’insieme. Nel complesso: piatto ed abbinamento, per me, al secondo posto. Cosa che si è avverata, nonostante i giurati non parlassero fra loro ed il risultato sia stato solo il frutto della somma di punteggi individuali.

Quarto, ma ingiudicabile, perché non fatto in loco, né buono, né presentato: una Frittatina con salvia, erbe e cipolla. Molto grassa, molto unta, molto salata… veniva da pensare che avessero mescolato alle uova un fondo bruno. Ma forse erano le cipolle. Ultimo arrivato. Opera del Circolo di Scareno.

Mi invitano alla serata di Gala. Ci vado ed incappo nel biondo gestore del Circolo di Scareno, il quale mi spiega di aver preso il concorso alla leggera, perché molto impegnato in cucina. Vero, gli rispondo: “la frittata era cattiva, salata”.”Ah, ma non l’ho fatta io…”. Bah, lasciamo stare! Invece mi si attacca lo chef del Circolo di Craveggia il quale mi spiega le ragioni della sua scelta. Mi dice che il suo era il piatto più rappresentativo del tema: scelta delle erbe, tradizione, impostazione… Io gli spiego le mie ragioni e il confronto si fa serrato: decorazioni, presentazioni, profumi, sapori… Bravo: ci tiene. Ma le ombre avanzano: una Donna del Parco si lamenta con me del fatto che la giuria non sia stata presentata e che hanno parlato solo gli amministratori e i politici locali; dice d’essere preoccupata per le sorti di un Concorso voluto da loro Donne e che invece viene gestito da altri… Non capisco. Rispondo ed abbozzo un sorriso: “ma non erano loro ad organizzare?”. Non so. Io mi limito ad assaggiare… Ed è già molto, se fatto con serietà… Mi sa che una volta salgo a Craveggia per continuare il discorso… Ma mi dia meno frittata.

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3 thoughts on “Giochi d’ombre

  1. vistoti bankettare su teleskermo!!!!
    Ti ho lasciato un altro commento il 9 01 010 con indicazioni golose!
    giorgio

  2. Paolo, René era ben presente nella serata: nello sguardo e nelle parole di una prof. che ha sospirato ricordando "il bel René". Non nei piatti. Next time…
    Giorgio: visto e gustato con il cervello. Visitato anche i link… Ottimo

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