Daverio e la Nouvelle Cuisine
Ieri a Domodossola ho assistito alla lezione di Philippe Daverio sul divisionismo e il locale pittore Carlo Fornara. Un accenno a qualcosa, più che una lezione; con qualche interessante paragone fra cucina e pittura. Entrambe forme di comunicazione universale.
Nel suo discorrere il simpatico Philippe ha detto cose interessanti anche sul cambiamento del gusto e sulla cucina: soprattutto discorrendo di tradizione, innovazione ed “elementi trasversali” alle culture e alla creatività: quali le patatine fritte, la pizza…
Ha detto anche delle banalità, soprattutto sulla Nouvelle Cuisine, forse per accondiscendere il numeroso e non specialistico pubblico in sala. Una Nouvelle vista come arzigogolo, scarse porzioni, totalmente astratta… Ma non è vero niente. O meglio, la Nouvelle Cuisine è stata anche quello, ma aveva delle idee assai buone ed ha contaminato un po’ tutto: ha dato il là alla cucina creativa ed anche la cucina tradizionale ha fatto i conti con i dettati della Nouvelle Cuisine.
Per esempio, che sia una ricetta classica o estremamente nuova,i cibi sono più leggeri nelle cotture e nei grassi; meno pasticciati e per nulla travestiti da salse e coperture; si esaltano i sapori primari del cibo con cotture non invasive; le porzioni sono ridotte, perché si mangia tutti meno; i piatti sono ben presentati e molta cura viene data alla lettura nei menù e all’assaggio: cioè si debbono presentare con chiarezza in forma scritta e riconoscere al naso e in bocca quanto più i vari elementi che lo compongono. Chiarezza, eleganza, leggerezza, bellezza…
Insomma, io credo che lui lo sappia, la Nouvelle Cuisine non è stata una fanfaronata, una buffonata, una truffa… come gli ignoranti credono. Truffatori escludendo. E siccome Daverio non è un ignorante, credo abbia voluto concedere qualcosa alla folla che ieri a Domodossola avrebbe voluto sentirlo dire di più su divisionismo e Carlo Fornara e che lui ha coccolato con qualche concetto facile e qualche battuta un po’ scontata.