Covid Cavern
Ho mangiato senza guardarmi intorno. Il locale era piccolo e sovraffollato, il cameriere aveva il naso fuori e lo chef è uscito a parlare coi clienti proprio senza. Poco ricambio d’aria e niente distanza. Una caverna, una caverna del covid. Se c’era, ha certo infettato tutti. Io ero uno dei pochi che si muoveva con la mascherina. Qualcuno mi guardava curioso. Il fatto è che è un locale di un piccolo paesello sul Lago d’Orta, un circolo. Lì si conoscevano quasi tutti, il foresto ero io. E, nella vecchia logica medievale che ancora alberga in noi, il pericolo viene da fuori; l’uomo nero, l’untore è sempre un estraneo. Che errore! Il virus si passa anche fra congiunti, non guarda i rapporti di parentela, di clan, di paese… Lo avevo già notato mesì fa: a Roma e Milano tutti ben distanziati e con mascherina; ad Omegna, mio paese, in piazza e nei bar tutti in libertà, mascherina optional… Un pensiero errato, comportamenti sbagliati.
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