Comanda il cuoco o il cliente?

Ecco, ieri sera con amici sono andato a mangiare a Lortallo di Ameno, alla Locanda del Buon Riso (che sta per “sorriso” credo: in carta c’era solo un risotto), ed ho mangiato un piatto di pasta coi finferli e prezzemolo su una base cremosa. Buono. Ah, a proposito: l’ho pagato 13 euro però 2,50 euro di coperto.

La pasta mi piaceva sette, perché il prezzemolo lo trovo invadente con una che di fresco che non mi piace. Avrei messo volentieri del formaggio, anche un filo d’olio a smussare. Ma il cameriere non mi ha detto nulla e veloce si è allontanato verso gli altri tavoli.

Il piatto, abbondante, era pronto così. Non si dà la possibilità al cliente di correggere. Il cuoco decide. Ma io pago. Mi sono venuti in mente, mentre cercavo d’intercettare il cameriere (ma poi ho desistito): i ristoranti di lusso in cui il cliente non può modificare il piatto dello chef, il mio amico ristoratore che non dava il limone con il pesce (lo so, è un’idiozia, ma piace), il cuoco artista e il cliente-suddito e non committente.

No, la prossima volta appena arriva lo blocco e gli faccio portare il tutto. Poi decido io!

il Logo della Locanda del Buon Riso di Lortallo di Ameno

I prezzi? 4 euro un bicchiere di vino bianco, 5 per un rosato (entrambi Cirò e buoni), 2,50 euro di acqua Vigezzo, 2,00 euro per un espresso, 5 per una grappa. Totale 34 euro. Ma mi hanno portato come “amuse bouche” anche un piatto di coppa con i fichi (due fette di coppa e un mezzo fico). Bel locale, anche se un po’ rumoroso.

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