Ciao Marco!

Un “ciao” mi sembra più adatto di “addio” per Marco. Sì, perché Marco Braga bazzicava ormai da anni l’Istituto Storico della Resistenza e la Casa della Resistenza di Fondotoce. Era passato dalla cultura materiale alla storia della Resistenza, alle foibe. Lì, in quell’ambiente di studi, mi sembra, immagino, che “ciao” sia più sentito. Più toccante.
Se ne è andato in silenzio, senza funerali, facendo disperdere le sue ceneri nel Lago Maggiore; il rumore basso della sua scomparsa è comunque arrivato a me, con un’eco lento. Leggendo fra le righe di una rivista trovata in sala professori.
Io l’avevo conosciuto e frequentato a fine secondo millennio, in casa Ecomuseo Cusius, durante la realizzazione di “Assaggi”: pubblicazione dedicata alla cultura alimentare locale, con ricette annesse. Il libro aveva vari contributi, fra cui i nostri. Allora mi regalò il suo “Il Mottarone Istruzioni per l’Uso”. Una sorta di manuale storico, naturalistico, gastronomico della montagna fra i due laghi. Tutto giocato, se non ricordo male, attorno a due figure di semplici d’altri tempi. Quasi degli hobbit locali. Dovrei rileggerlo, ritrovarlo…
In fondo è un po’ come era lui: simpatico, ironico, mai serioso (ma certo serio), disponibile. L’ho rivisto più volte e lo ho anche invitato a scuola. Venne a parlare di guerra partigiana ad un gruppo di studentesse alle prese con un concorso (poi vinto). Mi era simpatico, lo confesso. E la sua scomparsa mi ha riempito “il lago del cuore” di dispiacere.
Ogni volta che incontrerò dei semplici, degli hobbit in vita o in letteratura, penserò a lui; ogni volta che calpesterò il Mottarone, penserò a lui; ogni volta che entrerò nelle acque del Lago Maggiore, penserò a lui. A lui, ora, levo un bicchiere di barbera, vino dei semplici (qui) per antonomasia. Ma non degli stupidi. O dei finti semplici che non sono affatto stupidi, com’era lui.
Ciao, Marco.

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