Capelli di cuoco in cuore di brodo

Lui ti parla del “cuore” e tu gli guardi la testa: anzi i capelli lunghi, un po’ unti (gel, credo), da “figaccione”; lo guardi, mentre ti parla di questo “cuore di brodo” Knorr che dovrebbe rivoluzionare la cucina casalinga, ma anche quella professionale, visto che si presenta come cuoco. Mia madre, per capirci, cucina bene -e a volte usa il dado- ma si definisce da sempre “casalinga”. Lui no: cuoco. Ma è poi davvero cuoco? Sì, lo è. Ed è anche famoso, in Inghilterra. Più stelle Michelin, locali di fama, televisione e molta immagine pubblica. Madre italiana e padre inglese, amante della musica rock. Ed ora chef – modello anche per la Knorr. La Knorr non è nuova a questi cuochi modello: più belli che reali. Marco Pierri White reale lo è ed anche bravo, credo. Ed anche rockettaro. Mi ricorda però Jhonny Rotten che canta “Public Image”, in abito elegante, e ci dice tante cose su cosa si pensa e cosa è in verità il rapporto fra fama e soldi, ribellione e ricerca del -proprio- benessere. Borghesi e poco proletari, poco plebei. Sid Vicious giaccia nella fossa, povero fesso… Il mondo è “Public Image”.

Il fatto che si presenti senza cappello in cucina, però, inquieta: o non cucina o le norme igieniche non hanno più valore in UK. Passi un pelato, un rasato, ma un “lungo capello” in cucina il cappello lo dovrebbe avere: tocco bianco o colorato che sia o bandana o baseball style… Gli obblighi ci sono, così come le multe…

Ma tant’è: la fantasia s’impadronisce della realtà; l’apparire dell’essere… il cuoco della pubblicità non porta cappello mentre cucina (speriamo che non sia io a trovare i suoi capelli nel piatto) ma fa così anche Davide Oldani, cuoco vero, che la Knorr ha chiamato per presentare questo nuovo prodotto. Anche Oldani, dicevo, si presenta a testa scoperta. Capello medio, per carità, dall’aria pulita, per carità, ma sempre libero di cadere, di ungere, di distruggere il piacere gastronomico di chichessia.

Capelli di cuoco in cuore di brodo… No, non  mi piacciono…

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2 thoughts on “Capelli di cuoco in cuore di brodo

  1. Capelli di cuoco in brodo

    Esprimo un pensiero su questo articolo
    concordo pienamente con quello che dici, vediamo giovani baldanzosi e forse troppo pieni del loro Io passare sui vari schermi televisivi, mai uno vestito da cuoco. Insegnano a cucinare senza conoscere la loro divisa ( forse dopo anni di scuola odiano non solo i professori ma anche le ghiacche e i cappelli, per non parlare dei  torcioni ) ragazzi che arrivano da istituti dove solo le rette fanno rabbrividire. Evidentemente presentarsi in cucina con la maglietta o la camicia scozzese  fa moda. 
    Non saranno diventati tutti allergici ai guanti in lattice ( cancerogeni?! ) ai cappelli in tessuto tnt , chissa..
      
    Ho sempre visto la professione del cuoco come quella di un artista perchè questo è……… ma questi sono attori da strapazzo!

  2. Mi vengono in mente Pietro Taricone e la pastinaca.
    Il primo perché, dopo il successo al GF, si era messo a studiare, a lavorare, ad essere serio. Dimostrando a chi vorrebbe essere "qualcuno" senza lavorare che l'impegno ci vuole, eccome. Questi cuochi televisivi faranno lo stesso percorso? Dopo l'apparire, cercheranno di essere? Essere cuochi, al servizio di signore e signori reali e non della indistinta platea televisiva… Forse.
    La pastinaca fu citata in un libro di Bovesin de la Riva nel XIII secolo fra le delizie di Milano. Poi questa radice è sparita, credo per effetto della patata, ma è ritornata grazie ai cuochi del satellite. Ad una lezione, una signora ha sbottato "ecco cosa è!", dopo la mia presentazione storica: la usa tanto un giovane cuoco inglese, amante della cucina italiana. Ecco, la televisione, la cucina in televisione è importante. Lascia traccia. E' per questo che dovrebbe essere un po' etica (norme, igiene, salute, salubrità, razionalità, food cost…) e meno scenografica.
    Poi, credo, molti di quei cuochi se la caverebbero male in un ristorante vero… Ma, paradossalmente, contano di più dei cuochi veri. Mondi paralleli…

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