Per caso, proprio per caso, sono andato a dormire al B&B L'antica Torre di Piacenza. Il giorno dopo avrei affrontato una tappa della via Francigena e nell'ostello non avevano più posto. Peccato, perché una doppia stanzona nella bella ed antica fattoria ci è costata più di 150 euro (35 a testa). Meglio, però, perché in un'ala della stessa si cela il Birrificio Artigianala La Buttiga, microbirrificio con vendita. Nonostante sia tardi, è ancora aperto. Ed ha delle birre in fresco, che compriamo e ci facciamo aprire. Conosciamo i giovani, giovanisimi gestori ed assaggiamo quattro birre, mentre il mastro birraio (che è anche componente di un gruppo rock) ce ne spiega le caratteristiche. Discettiamo di luppoli americani, di caramello, di malti, di tostature, di costi (vengono sui sette, otto euro; tranne quella con il tartufo piacentino), di gradimento del pubblico (quello di Piacenza, dicono, assai digiuno di birra di qualità)… Passa il tempo ed infine salutiamo, rallegrati.
Le birre com'erano? Buone. Non ero nello spirito giusto né ho le capacità di farlo, per cui nessun voto e nessun confronto… Ma buone, direi. Piuttosto una riflessione: questi birrifici artigianali tendono ed essere un po' troppo standardizzati. Passi per le birre, i cui stili si ripetono anche nell'originalità (qui il tartufo, altrove la castagna, la zucca…); passi per le bottiglie da 0,75 stile borgognotta panciuta; passi per l'essere giovani e “pop” sia nel vestire sia nell'essere (ma non è una colpa, semmai un dato sociologico: la birra artigianale è “rock”, per dirla in breve); passi per la grafica moderna… insomma, passi un po' tutto ma in tanti si somigliano tanto fra loro. Perché non fare bottiglie da litro? Da mezzo? Perché non cercare nuovi luoghi per la birra? Perché non la ristorazione? Perchè no un po' di jazz? Perché… Non so. Intanto si crea l'effetto “sempre uguale” tipico della birra industriale anche nella birra artigianale. E questo non mi piace.