Bere a Sarajevo

Anni fa, sono stato a Sarajevo con Stefano e Vincenzo: avevamo attivato un programma di aiuto per la scuola alberghiera cittadina che, durante l'assedio, si era trovata in prima linea e dunque era stata distrutta. Avevamo portato là una dotazione di pentolame ed attrezzature regalate loro dalla ditta Piazza di Omegna ed eravamo stati loro ospiti per un paio di giorni. Ospitalità magnifica, indimenticabile. Da parte di gente che aveva perso, quasi, tutto durante la guerra civile e l'assedio. Tanta gente incontrata ed esistenze piene ma sconosciute ai più. Come quella di Gabriele. In un curioso albergo verde pappagallo, distrutto su un lato, un gentile chef, docente della scuola e responsabile della cucina, ci offrì da mangiare. Più volte. Carne, pite, dolci dolcissimi… ed un vino bianco assai fine: profumato, equilibrato, gustoso, lungo. In una bella bottiglia alta, renana, come non si usano più. Mi ricordo solo che si chiamava Stankela ed oggi, a distanza di anni, la notizia dell'iniziativa di collaborazione fra Umbria e Bosnia mi ha fatto ricordare quei giorni e quel vino che, come capii già allora, era un ottimo vino. Confermano anche altri. Chiederò a mia madre, in Erzegovina di casa (per via delle apparizioni) di portarmene a casa un po'. Intanto, leviamo i calici all'iniziativa di Arnaldo Caprai e ai vini di Bosnia, terra ancora oggi assai devastata! 

Visite: 1831

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *