Pasqua e i Coniugi Gibella

Oggi penso ai coniugi Gibella, protagonisti del libro “Alpinisti Ciabattoni” ambientato sul Lago d’Orta, Però nell’Ottocento post unitario, seconda metà.

Penso al loro viaggio dal vercellese al Lago d’Orta: il loro viaggio, unico della loro laboriosa e provinciale esistenza. Un viaggio che è per loro diventa un viaggio di conoscenza del mondo e di sé, come i viaggi dovrebbero essere. Pellegrinaggi interiori oltre che spostamenti fisici. E basta un lago, bello ma piccolo, vicino e non esotico, come il nostro per conoscersi meglio. Per prendere decisioni importanti, per capire ciò che è bene e ciò che è male. Per capire che un conto è ciò che noi crediamo giusto perché in linea con ciò che la società vuole da noi: e un conto è ciò che dentro di noi sappiamo essere giusto.

Il loro viaggio sul Lago si conclude ad Omegna ed è un sorridente “Cuore di Tenebra” in cui scatta alla fine, nella irrazionalità gioiosa e bonaria di una cittadina allora prettamente turistica e gastronomica, la conoscenza di sé. La scelta che in cuor loro sapevano di dover fare, anche andando contro ciò che ritenevano essere giusto per il loro status sociale…

I coniugi ci portano anche ad una riflessione sulla necessaria delusione che segue ogni rivoluzione: ieri l’Unità del Paese. Ed oggi? Si legge che c’è chi ne ha approfittato, chi è rimasto nostalgicamente legato (figura eroica ma anche perdente) all’ideale, chi nulla sa e nulla gli interessa né prima né dopo… lettura interessante. Guido Gozzano avrebbe apprezzato, penso. Ironia, sapore amarognolo, individualismo italico…

La notte passata ad Omegna passa piena di pensieri, come quella di Lucia dall’Innominato, ma anche questo risveglio è pieno di luce. Sì è capito ciò che conta.

Ecco, ciò che conta: non lo status, non i grandi ideali, non la lotta politica…ma sentimenti, compassione, amore. La “rivoluzione” parte da noi e non arriva da fuori.

Non male la lezione che hanno imparato quegli “sgarruppati” signori di Vercelli!

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