Alberi solitari

Alberi solitari

Tarda estate e autunno: spiccano carichi ma abbandonati alberi di mele, fichi e cachi. Vorresti essere un ragazzotto e scavalcare recinti, muretti, cancellate… per raccogliere tutti quei frutti non raccolti, sprecati; brutti ma buoni. Ma soprattutto belli perché testimonianza di antichi orti, colture, passioni agronomiche domestiche, cibi tradizionali.

Da tempo ricordi ciò che hai letto: che a San Francisco esiste una comunità, una community on line, che mette a disposizione di chiunque, ad orari prefissati, il-i propri alberi affinché chi voglia venga a raccogliere i frutti per mangiarseli, fare marmellate, composte, contorni… In Svizzera, poi, anni fa vedesti un orto urbano, una raccolta di tutte le tipologie di uva spina del Paese. Un gruppo di volontari studenti di agronomia lo curava e gestiva anche la libera raccolta dei frutti da parte di alcune signore che con il passa parola si alternavano nella raccolta… A Londra, periferia, era normale che ceste di mele domestiche fossero messe lì, a disposizione di chiunque ne prendesse una, due, tutte. Eravate basiti: in Italia non capita mai. Piuttosto si lasciano marcire sui rami…

Però! Però, mesi fa, hai conosciuto una onlus di Varese, la Nonsolopane (www.bancononsolopane.org) che raccoglie la frutta donata per fare conserve che da una parte vien donata, con altri alimenti, a chi ne ha bisogno, e dall’altra viene venduta per raccogliere fondi. Nulla di nuovo, diranno alcuni. In parte sì. I volontari raccolgono la frutta da negozi e magazzini (seconda scelta, fine serie, eccessive maturazioni…); ma se li chiamate verranno loro a raccogliere la frutta dall’albero del nonno che voi non guardate più. Una buona idea, suggellata dal motto: “Non sprecare, dona”. E si potrebbe aggiungere: “Niente più alberi solitari, abbandonati!”, augurandosi che l’idea prenda piede un po’ ovunque.

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