Al “giornalista” non far sapere…

Al “giornalista”, o meglio alla sua pessima imitazione, non far sapere dove avvengono le conferenze stampa, soprattutto se c’è un buffet. Mi spiego: avevo sentito dire che a Milano (ma forse anche altrove) nelle conferenze stampa s’imbucano presunti giornalisti, aspiranti tali ma non esercitanti, semplici scrocconi… tutti attirati colà dai regali che le aziende fanno (non foss’altro una chiavetta usb) e dal buffet.
Pensavo fosse un’esagerazione. Ma mi sbagliavo. Infatti, quando l’ICS di Verbania mi ha invitato ad una conferenza stampa dedicata al prosciutto dop di Parma (su cui scriverò), a Milano, non credevo ai miei occhi. Davanti ad un inflessibile usciere (“si entra se avete l’invito”, “mi dispiace è una conferenza stampa ad invito”) una decina fra uomini, ma soprattutto donne, che ha cercato con le buone o con le cattive maniere (“lei non sa chi sono io!” si è sentito dire) di entrare ad una conferenza stampa che prometteva bene (prosciutto uguale a cibo, uguale a buffet, uguale a chissà cosa).
Io ero esterrefatto ed ho invidiato la flemma di Aldo, il momentaneo usciere, perché un paio di questi, insistenti oltremisura, li avrei presi a calci nel sedere. Ma chi è questa gente? Per Aldo si tratta di “semplici cittadini, pensionati, che così passano il tempo, fra una conferenza e l’altra, e magari si mettono in pancia qualcosa (ma non sono poveri affamati, credetemi, avevano un aspetto florido ndr) o portano a casa qualcosa. Qualcuno si limita a questo, altri si stampano dei biglietti da visita e millantando collaborazioni inesistenti o del tutto fuori luogo, cercano d’imbucarsi”. Oppure “si tratta di giornalisti in pensione o fuori dal giro che cercano di far ancora parte di un mondo o cercano di rientraci facendosi vedere, proponendosi, incontrando magari qualcuno che…”. Poi ci sono “i blogger, più presunti che veri, che hanno tempo da perdere”.
Non so, ma mi venivano in mentre le conferenza stampa in provincia: due o tre a chiedersi, “ma Vincenzo lo sapeva? Ora lo cerco…”, in una sala in gran parte vuota. Magari poi c’era il buffet, ma spesso si andava via: per guadagnare quattro soldi, infatti, si devono fare molte cose: molti appuntamenti, molti articoli, poco tempo da sprecare… altro che imbucarsi!

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