Addio

Addio. Addio Claudio. Al secolo Claudio Zaretti, cuoco e chef. Ti ho conosciuto un po’ di anni fa. Ti ho stimato tanto. Tu mi hai stimato tanto. Poi scelte diverse. Errori miei. Errori tuoi. E ci siamo allontanati. Ora è finito il tempo. Ti ricorderò sempre: tanti momenti. E siccome qui parlo di vino, un pomeriggio a casa tua; con Luigi, pensando un ricettario, una bottiglia di Tignanello e tu che ci chiedevi se era buono. E noi a berlo tutto, chiedentodi da dove arrivasse, sperando in una seconda bottiglia. Il figlio ristoratore, la figlia infermiera, la moglie devota di padre Pio. E la tua carriera in giro per l’Italia; al Savini nei tempi d’oro (commendator Lombardi, se non sbaglio); e poi la federazione cuochi; il Museo degli alberghieri; il premio Armeno Alberghieri Amicizia… Addio. Domani andrò a cercare quella seconda bottiglia e la berrò, da solo. "Gli dei diedero agli uomini il vino, per dimenticare acheronte". Ciao Alceo, addio Claudio…
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