Addio a Carlo Re (che non conoscevo bene)

Addio a Carlo Re (che non conoscevo bene)

E’ morto Carlo Re, il fondatore della Federazione Italiana Cuochi (Fic) da cui uscì per poi dare vita all’Apci. Fu allontanato dai suoi stessi assistiti, invidiosi del suo successo e millantatori di immense fortune che avrebbe accumulato negli anni. Pensieri da cuochi vecchio stile: da qualche parte qualcuno sta rubando la parte della torta che sarebbe dovuta arrivare a te ed allora sì a piccoli boicottaggi sì a piccoli furti sì ad angherie verso i subalterni…

Di lui, venti anni fa, sentivo parlare solo male: soldi in nero, tangenti, sponsorizzazioni… ma mai un discorso sensato, provato, con cifre scritte da qualche parte… E poi, una volta mandato via dalla Fic, non è che questa si sia sollevata verso nuovi lidi: è rimasta quella che lui aveva immaginato. Una grossa associazione di cuochi, la prima e la più corposa, che organizza concorsi, che si divide in una miriade di federazioni locali più o meno attive, che edita riviste, video, che fa incontrare e rincontrare cuochi di ogni età… belle cose, tutte uscite in buona parte dalla testa di Carlo Re che, fra i primo, diede forza e coscienza di sé ad una categoria.

Quello immaginava e quello ha replicato nella sua Associazione Professionale Cuochi Italiani. E mentre faceva, il mondo intorno correva. Chi ha provato ad imitare la struttura della Fic (penso all’Eurotoques o ad associazioni similari) non è andato molto avanti, mentre altre associazioni –agguerrite e giovani- hanno guadagnato in visibilità verso l’esterno (cosa che né la Fic né l’Apci sembrano saper fare molto bene. Forse non gli interessa, forse sono più per un dialogo interno alla categoria) e verso il mondo produttivo. Penso, per esempio, a Jre o alla Chic o a Gvci. Ma questa è sono altre storie o una loro naturale evoluzione.

A lui –comunque la si pensi sul suo operato- spetta un pezzo di storia della moderna cucina italiana. Una storia, passatemi il paragone, “ossea” e “muscolare” invece che “epidermica”. Storia di chi sostiene, muove e non tanto di chi si fa vedere.

Mi mancherà, perché avrei voluto parlare a lungo con lui per sapere cosa aveva immaginato, cosa pensava ancora, cosa pensava dovesse accadere… Magari in un altro luogo, in un altro tempo, “quien sabe?”. Già, “chi lo sa?”.

Carlo Re
Carlo Re
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