Un po' prigionieri della dialettica olio extravergine di oliva e burro (la margarina è da anni fuori gioco, così come gli altri grassi animali: strutto, lardo, sugna), ci siamo impigriti e non ricordiamo più gli altri tipi di olii che, una volta, facevano parte della dieta italiana: l'olio di noci, per esempio. Usato anche per le lampade; l'olio di nocciole, con cui si taglia l'olio evo (non legalmente, ovvio); l'olio di semi di zucca. Qualcuno di questi sta tornando sulle nostre tavole dai piani alti della ristorazione: sempre più cuochi, infatti, usano olii particolari nella preparazione dei loro piatti, originali, particolari… qualcuno lo ritrovo in un catalogo commerciale: belle, snelle bottiglie da mezzo litro di olio di cardo, di olio di sesamo, di vinacciuolo.
Nello stesso catalogo trovo una bella selezione di aceti, non solo di vino, non solo in versione balsamica. Si potrebbe provare, per esempio, l'aceto di birra: raro e costoso; oppure l'aceto di miele e non il più comune aceto di mele; e cosa pensare dell'aceto di pere? Di pomodoro? E dell'aceto di lamponi (aromatico e agrodolce)? E dell'aceto di sherry?
Quante suggestioni per arricchire, quante nuances per sfumare…

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